Quando ho sentito che ci sarebbe stata una mostra con la Dama Collection a due passi da casa non ho dubitato neanche un istante che ci sarei andato.
Saltando l'inaugurazione, ovviamente, dove ci sarebbero state decine e decine di persone stipate in spazi angusti e venendo a sapere che il sabato successivo ci sarebbe stato l'incontro con Montanini ecco che la data giusta si è presentata da sola.
Eravamo una compagnia piuttosto variegata, dal collezionista-studioso sfegatato che con pazienza ti spiega il perchè Galadriel abbia i capelli biondi pur essendo una Noldo a chi non ha mai letto i libri ma stando a costante contatto con dei maniaci sa perfettamente che le porte di Durin sono state costruite da Celebrimbor e Narvi ma non sa se questi siano elfi, nani o l'ultimo rasoio automatico gillette.
Arriviamo in viale campania e sorprendentemente non fatichiamo a trovare parcheggio, un minimo di coda per prendere il biglietto e saliamo al piano di sopra.
Il primo contatto con la terra di mezzo è alla base delle scale dove un bel diorama dell'associazione storico-modellistica di Civitanova Marche è valorizzata in una teca su un piedistallo. Lungo le scale ci sono appesi dei quadri sulla terra di mezzo (tra cui una Tauriel molto poco vestita) che rendono la salita meno pesante... salvo la gente che si ferma ad ammirarli e blocca il passaggio in entrambe le direzioni.
Appena arrivati alla sala la prima cosa che mi ha colpito sono state le macchine fotografiche/cellulari che scattavano senza sosta.... io avevo chiesto se si potessero fare foto e mi era stato risposto "assolutamente no".. vatti a fidare di internet..
La mostra va valutata nel suo complesso dal momento che non è pensata come un percorso e nello specifico dividerei il tutto in tre parti: quello che è "appeso", quello che "racchiuso" e quello che è "evidente".
Partendo da quest'ultima categoria sicuramente colpiscono i due macro elementi ovvero la statua dell'Uruk hai che sembra "dare il benvenuto" appena svoltato l'angolo e la riproduzione enorme di Minas Tirith durante la battaglia dei campi del Pelennor (a cui, tra l'altro, manca l'ultimo livello) entrambe stupendi esempi di arte ispirata alla terra di mezzo.
Parlando di quello che è "appeso" bhè.. è evidentemente il punto forte della mostra. Già Dama di per sè è una sicurezza ma poter ammirare nuovamente gli originali di Nasmith, l'Ulmo di Garland (con tanto di schizzo a matita), gli Hildebrandt, Achilleos, lo stesso Montanini con il suo Unico e tantissimi altri vale il prezzo del biglietto. A mio avviso è un peccato per i disegni della Regina che forse non sono all'altezza di nomi più blasonati ma potevano essere più valorizzati vista l'esclusività della loro presenza. Particolarmente di mio gusto è stato lo spazio dedicato a Crida con i tre disegni delle copertine ISDA Rusconi e due interessantissimi articoli di cui uno tratto dall'intervista leggibile su sito di Oronzo "Tolkieniano" Cilli.
Veniamo ora al punto dolente ovvero tutto ciò che è racchiuso in teche e vetrinette.Tralasciando i paragoni con le bancarelle "tutto a 1 euro" e i vasconi dell'ipercoop c'è da dire che il messaggio che queste vogliono trasmettere non è affatto chiaro.
Permettetemi una brevissima digressione che si applica alle teche: quando visito un museo voglio sapere cosa sto guardando. Se in una teca ci sono 20 oggetti voglio sapere ognuno di quei 20 oggetti cos'è. Sarebbe bello anche sapere perchè sono stati esposti questi e non altri, cosa hanno a che fare gli uni con gli altri, quali particolarità posseggono etc ma non chiedo così tanto, però almeno sapere cosa sto guardando mi sembra il minimo, così come la descrizione di questi oggetti dovrebbe essere messa in una posizione leggibile e non su degli A4 ad altezza ginocchio che sono ovviamente scomodi da consultare.
Chiusa questa breve parentesi il contenuto delle teche (laddove riconoscibile) è senza dubbio di interesse ma un po' troppo eterogeneo. Se da un lato vedere una prima edizione de Lo Hobbit è sempre un piacere dall'altro mi chiedo come mai sia stata messa in una vetrinetta contenente 90% LEGO. Anche questi bellissimi senza dubbio ma l'accostamento mi fa pensare all'astice e alla creme brulee: entrambi buonissimi ma li mettereste nello stesso piatto?
Stesso discorso per la prima edizione inglese del silmarillion in mezzo alle action figures, quella ampiamente discussa nel gruppo dei collezionisti di Tolkien riguardante Aragorn che si è "suicidato" (fortunatamente l'hanno fatto "risorgere" e ora è in piedi vicino Legolas e Gandalf) o, la teca che mi ha perplesso più di tutte, un stupenda riproduzione delle Dead Marshes in LEGO (davvero complimenti a chi l'ha fatta: Frodo che guarda lo spettro è fenomenale) con i tre volumi de il signore degli anelli a fumetti e altri 3 libri in una lingua che non mi è nota, due da un lato e uno dall'altro. Perchè due di qui e uno di là? I due sono in qualche modo legati? O magari sono slegati dall'altro? Le Dead Marshes sono rappresentate così nei fumetti? Anche i libri in lingua ignota sono dei fumetti? bho non si sa.
Al piano terra abbiamo assistito all'incontro con Angelo Montanini e Riccardo Mazzoni: molto interessante e pieno di aneddoti alcuni noti altri molto meno. Montanini sempre molto gentile e disponibile si è prestato a realizzare disegni ad hoc a chi l'avesse chiesto e in tantissimi hanno colto al volo la ghiotta occasione.
Nel complesso la risposta alla domanda "Vale la pena di visitarla?" è senz'altro si! Un si con un però. Il però è legato al fatto che la mostra vuole attirare un pubblico molto ampio ed il pubblico "convertito" dalla trilogia di PJ è infinitamente maggiore degli adepti antecedenti la prima trilogia di conseguenza a questi ultimi probabilmente non interesserà sapere chi è Tom Bombadil o che Asfaloth non era il cavallo di Arwen ma saranno di gran lunga più attratti dal fare foto dei loro figli davanti all'Uruk hai. Si perchè a dirla tutta era pieno di bambini. Se da un lato è molto bello che già dalla giovane età i bambini si interessino al mondo fantasy (troppo spesso relegato a complemento dello "sfigato" di turno") dall'altro a volte è imbarazzante sentire i commenti dei genitori.
In definitiva direi che è una mostra per il grande pubblico che mette insieme un po' tutti gli aspetti che si possono trovare nelle opere di Tolkien e di ciò che da esse è derivato. Sicuramente non è per il palato fine di pochi. Poteva essere fatta meglio? Certamente, ma altrettanto certamente merita una visita.
Vorrei chiudere con la top 3 dei commenti che ho sentito durante la mia breve permanenza alla mostra.
Al terzo posto: guardando un pungolo presente in una teca (senza che fosse esplicitato di che versione si trattasse):
Quella è la spada di Frodo. Quale? Quella che si illumina al buio?
(eh si, Frodo era un celebre speleologo)
Queste due le ho sentite fuori dal museo quindi, ad onor del vero, non so se chi le ha dette abbia poi effettivamente visitato la mostra.
Medaglia d'argento per: guardando il manifesto "da Tolkien a Jackson" ma cosa c'entra Michael Jackson... ha fatto lui le musiche?
Ma il top è stato: Ma chi sono questi Tolkien? Bho, credo una rock band
Di Luca Monterisi
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